Ufficio del turismo Isole Vergini USA in Italia



Storia e Leggenda

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Il 25 marzo del 1718, il Governatore delle Indie Occidentali Danesi e della Guinea Company – colonia di St.Thomas – Eric Bradel, accompagnato da cinque soldati, venti agricoltori e sedici schiavi, approdò a Coral Bay, per prendere ufficialmente possesso dell’isola di St. John a nome della Corona Danese. Gli Inglesi, benché si considerassero in quel momento i legittimi proprietari dell’isola, non intrapresero alcuna azione di protesta o di ritorsione contro questa iniziativa del governo danese.
La spedizione del governatore fu solo la sanzione ufficiale di un processo che era già iniziato da tempo: attirati dalla prospettiva degli ottimi introiti ottenibili con la coltivazione della canna da zucchero, privati Danesi si erano stabiliti sull’isola sin dal 1694. Ma la storia di St. John era iniziata già molti secoli prima

Geograficamente le Vergini sono un punto di demarcazione tra le Grandi Antille ad ovest e le piccole Antille ad est e a sud. Le oltre 100 isole, isolotti, atolli e rocce che costituiscono l’arcipelago delle Vergini si dividono in tre gruppi: le Vergini Spagnole – direttamente ad est del territorio USA di Puerto Rico a cui appartengono -, le Isole Vergini Americane – ad est di quelle spagnole – ed infine le Isole Vergini Britanniche che si trovano a nord ed a nord-est delle Vergini USA.

Molto tempo prima dell’arrivo dei Danesi, prima ancora dello sbarco di Colombo che aveva scoperto e dato il nome alle isole, popolazioni provenienti dal Sud America erano sbarcate a St.John tra il 2000 e il 1000 A.C. insediandosi sull’isola stabilmente. Si trattava degli Ortoroid, il primo gruppo etnico di cui oggi si abbiano tracce storiche. Non si sa bene quale sia stato il loro destino, ma, ad un certo punto, la loro cultura si estinse senza che ancora oggi se ne conosca il motivo.
A loro succedettero i Cedrosan Saladoid che dall’America Latina raggiunsero le Vergini intorno al 200 A.C.. Conoscevano la tecnica di lavorazione della ceramica e praticavano l’agricoltura. Crearono dunque degli insediamenti agrari durevoli nel tempo, che diedero loro la possibilità di spingersi oltre la pura economia di sussistenza, come dimostrerebbe la ricercatezza degli artefatti rinvenuti, ricchi di figure ornamentali rappresentanti soggetti legati alla religione, alla casa ed a storie personali.
Tra il 600 e il 1200 D.C. giunse sull’isola una nuova popolazione: gli Osionoid, che cominciarono a sviluppare una cultura ed uno stile dì vita apertamente Caraibico.

Il loro declino ebbe inizio con lo sbarco di Colombo alle Vergini e le successive conquiste coloniali delle potenze Europee. In pochi anni gli indigeni scomparvero quasi del tutto. Si sa tuttavia poco delle diverse dominazioni succedutesi a St.John tra l’arrivo di Colombo e la conquista danese
La prima dominazione europea – quella spagnola – ebbe la sola intenzione di raccogliere le risorse naturali dell’isola e di procurarsi schiavi per le miniere di altre regioni del Nuovo Mondo, senza alcun interesse iniziale per lo sfruttamento agricolo. Non ebbe, perciò, rilevanti ripercussioni permanenti sull’impianto abitativo dell’isola.

Tra il 1508 ed il 1520, quando le risorse di Hispaniola cominciarono a scarseggiare, gli Spagnoli si avventurarono alla conquista di altre isole: Puerto Rico, Cuba e la Giamaica. Fu proprio allora che cominciarono attivamente ad intaccare le risorse umane e naturali delle isole più piccole, come quelle dell’Arcipelago delle Vergini. Sappiamo che verso il 1520 le Isole del nord, le Leewards, con eccezione di St.Kitts e Nevis, così come le isole Windwards, St.Lucia, Tobago e Barbados, furono completamente spopolate. A simile destino andarono incontro le isole lungo la costa Venezuelana, con l’eccezione di quelle dove si era sviluppata un’importante attività di raccolta di perle grazie allo sfruttamento di schiavi nativi. Con la conquista del Messico da parte diCortez e la circumnavigazione di Capo Horn da parte di Magellano, la Spagna spostò progressivamente la sua attenzione verso aree geografiche più produttive. Nei Caraibi venne mantenuto forte il controllo sulle grandi isole, approdi strategici fondamentali per il rifornimento delle navi Spagnole che nel 17simo secolo solcavano le acque tra il continente Americano ed i maggiori porti iberici. Sulle isole più piccole la presa della corona spagnola si fece invece più lenta, aprendo in questo modo progressivamente la strada ad altre potenze Europee

Inglesi, Francesi, Olandesi, Portoghesi, Spagnoli espatriati, nonché BLACK CARIB, discendenti di razza mista dei sopravvissuti nativi, si alternarono nel controllo a titolo più o meno personale delle piccole isole caraibiche sfruttandone le risorse commerciali ed agricole. Gli Olandesi conquistarono facilmente Aruba nel 1596; seguirono gli Inglesi ed i Francesi che occuparono St.Christopher nel 1620. A metà del 17simo secolo, quasi tutte le isole orientali dei Caraibi lasciate vacanti dagli Spagnoli furono occupate da altre nazioni Europee.

Le Vergini passarono sotto il labile controllo di molte potenze finché nel 1665 arrivarono i Danesi, guidati da un gruppo di Copenhagen – per lo più mercanti olandesi – che si apprestava alla colonizzazione di St.Thomas per conto della Corona e della bandiera Danese. Eric Nielsen Smit era il comandante della spedizione. All’arrivo dei Danesi l’isola di St.Thomas era scarsamente popolata, nonostante alcune presenze di altri Olandesi e Caribe. La storia di St.John non fu molto diversa. Frequentata sporadicamente per più di 150 anni dagli Spagnoli per l’approvvigionamento d’acqua e per la cattura di Amerindi da rendere in schiavitù, per la pesca, il sale, la selvaggina, le piante medicinali e la legna, sulle sue coste approdarono anche, a turno, Francesi, Olandesi ed Inglesi per esplorarne il territorio e farne una base d’appoggio per spedizioni sulle altre isole vicine: una “no-mens-land”, utilizzata da tutti ma mai occupata stabilmente da nessuno.

Così fu fino all’arrivo della bandiera Danese a Coral Bay nel 1718, con la creazione della proprietà terrieraESTATE CAROLINA. Da quel momento l’espansione delle attività commerciali fu rapida e nel 1733 St John poteva già contare 109 piantagioni di canna da zucchero e di cotone. Ancora oggi, gli antichi nomi delle piantagioni di St.John, quali  Carolina, Enighed ed Adrian, sono usati per identificare le diverse zone dell’isola.
Con lo sviluppo delle coltivazioni crebbe anche il fabbisogno della manodopera e la richiesta di schiavi, che furono forzatamente importati dall’Africa. L’emancipazione degli schiavi – nel 1848 – avvenne in concomitanza con il declino dell’economia delle piantagioni e la conseguente decadenza dello splendido sfarzo coloniale dell’isola. La popolazione diminuì sensibilmente mentre, nel giro di pochi anni, la produzione di rum divenne l’industria primaria dell’isola.

Gli Stati Uniti acquistarono le Vergini nel 1917, ed a partire dagli anni ‘30 l’industria del turismo cominciò ad acquisire un’importanza fondamentale per l’economia delle isole. Nel 1956 il magnate e miliardario Rockfeller,già proprietario di una grande parte della superficie di St.John, chiese al Governo Federale di trasformare l’isola in Parco Nazionale.

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