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I Frenchie di St. Thomas

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La diversità culturale, la cucina eterogenea ed i differenti paesaggi dell’arcipelago conferiscono uno speciale magnetismo alle Isole Vergini Americane. Oltre alle incomparabili bellezze naturalistiche le US Virgin Islandsaffascinano il visitatore anche per il crogiuolo di identità etniche, che ne compongono la popolazione. Sette dominazioni coloniali differenti, varie ondate migratorie provenienti dalle altre isole caraibiche ed il grande afflusso di schiavi neri dall’Africa hanno plasmato fortemente, in un delicato equilibrio tra integrazione e difesa della propria identità culturale, il carattere della popolazione dell’arcipelago. Tra i gruppi etnici presenti nelle Isole Vergini Americane, uno dei più piccoli, ma al contempo più vitale e caratteristico, è quello dei Frenchie, una volta conosciuti con il dispregiativo nome di Cha-Cha, ossia degli abitanti di origine francese. La loro popolazione ammonta circa a 3.000 unità ed è quasi totalmente concentrata sull’isola di St. Thomas.

Dopo la revoca dell’editto di Nantes, che garantiva loro la libertà di professare la propria religione, da parte di re Luigi XIV nel 1685, molti ugonotti fuggirono ai Caraibi dalla Bretagna e dalla Normandia e si stabilirono sull’isola di St. Barts. Ma la scelta non si rivelò delle migliori: attorno alla metà dell’ ‘800, la scarsa produttività del terreno costrinse alcuni discendenti dei transfughi a spostarsi nuovamente, questa volta verso l’isola di St. Thomas.

Qui, i migranti si stabilirono in due diverse comunità, la cui eredità permane ancora vitale sull’isola. Un terzo dei Frenchie vive in un piccolo villaggio di pescatori, oggi noto col nome di Frenchtown. È un concentrato di ottimi ristoranti, di abitazioni e di piccole imbarcazioni per la pesca ormeggiate lungo il porto, una volta conosciuto come Cha-Cha Town. Era il tempo in cui gli abitanti del villaggio parlavano uno strano patois, un misto di Francese, Inglese e Creolo. Ma ancora più curiosi erano i loro costumi, a cui alcuni rimangono ancora tenacemente legati: le donne vestite in lunghi abiti neri, gli uomini con i calzoni arrotolati fino alle ginocchia, indossavano entrambi cappelli di paglia e non calzavano scarpe. Le loro case sono generalmente composte da appena due camere. Se vi capita di passare tra le vie di Frenchtown di notte, potreste scorgere dalle finestre aperte, tese tra le pareti della stanza, delle amache, che sono ancora oggi il giaciglio preferito dei Frenchie di Frenchtown. Di giorno, invece, si può trovare ancora qualche anziano seduto sulla porta di casa, intento ad intrecciare oggetti e manufatti di paglia. C’è persino un museo dedicato alla comunità: il French Heritage Museum. Contiene suppellettili, oggetti, costumi della loro tradizione a St. Thomas – Tel: (340) 714-2583; Aperto da lunedì al sabato dalle 9:00 alle 21:00 e la domenica dalle 10:00 alle 18:00 -.

L’altro insediamento dei Frenchie non ha confini ben definiti, ma la comunità è sparpagliata lungo le pendici scoscese delle colline situate sul versante settentrionale dell’isola. Si possono trovare Frenchie a Dorothea,Mandahl e St. Peter, mescolati con gli altri isolani. Ma il vero territorio Frenchie nella zona nord di St. Thomas si trova presso Hull Bay. All’attività della pesca, questa comunità aggiunge l’agricoltura, che negli ultimi anni si è fatta intensiva, specializzandosi nella produzione di piante aromatiche, pepe, lime, mango ed avocado.

Nonostante la distanza che li separa sia inferiore ai 5 Km, gli abitanti delle due comunità sono tanto differenti tra loro quanto il giorno e la notte. A parte una lieve diversità d’accento, poco percepibile all’orecchio dei non isolani, i Frenchtown Frenchie e gli Hull Bay Frenchie si distinguono per le loro accentuate differenze fisiche. I primi sono generalmente di bassa statura e con i capelli scuri, i secondi, alti e biondi. La dominazione svedese dell’isola di St. Barts, durata circa un secolo, spiega almeno parzialmente tale differenza.

Le due comunità Frenchie si sono mantenute orgogliosamente distinte nel corso del tempo. Pochi sono i matrimoni tra i due gruppi e fino a pochi anni fa per un Hull Bay Frenchie era persino pericoloso avventurarsi in un bar frequentato dai Frenchtown e viceversa. Anche i tornei di pesca sono separati, così come ciascuna comunità si raccoglie attorno ad una chiesa differente.

L’appellativo Cha Cha, con cui erano sprezzantemente chiamati i Frenchie negli anni passati, potrebbe derivare dal modo in cui gli altri isolani percepivano l’accento del loro patois, oppure dal francese “Chercer la Balahoo”, ossia “Cercare l’esca”. Qualsiasi sia l’origine del soprannome, quel che è certo è che il nome politicamente corretto della comunità è French, ma se anche Frenchie può non essere considerato offensivo, vi sconsigliamo caldamente di chiamarli Cha Cha!

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